Table Of ContentEMILIO MATTIOLI
LUCIANO E L’ UMANESIMO
NAPOLI
NELLA SEDE D E L L ’ISTITUTO
MCMLXXX
*
PREMESSA
Una ricerca su la fortuna di Luciano durante l’umanesimo si
giustifica per due ragioni: la scarsità di studi sull’argomento, la
notevole importanza di questo fenomeno. Vi sono due contributi in
tedesco, l’uno del Forster V l’altro dello Schultze1 2, ma non sono
particolarmente informati per quel che riguarda il periodo umani
stico, specialmente in Italia, essendo il loro interesse piuttosto ri
volto ad un’altra area culturale. In Italia uno studioso si è partico
larmente occupato di questo argomento: Natale Caccia. Frutto delle
sue ricerche sono due pubblicazioni, l’una riguardante « le rappre
sentazioni e le figurazioni » derivate da Luciano nel Quattrocento
in Italia3, l’altra concernente « le versioni e i dialoghi satirici di
Erasmo da Rotterdam e di Ulrico Hutten » 4, ma non ha visto la
luce quello studio complessivo su Luciano nel Rinascimento che il
Caccia si riprometteva di pubblicare. Non esiste dunque un lavoro
d’insieme sulla fortuna di Luciano durante l’Umanesimo, mentre
da tempo se ne avverte l’esigenza, in particolare da parte degli
studiosi delPAlberti, e non senza ragione, perché Leon Battista
Alberti è al centro di questo fenomeno. Paul-Henry Michel, nella
sua monografia sull’Alberti, scriveva: « Momus et les Intercoenales
sont deux textes indispensables à qui veut étudier Yinfluence de
1 R. Forster, Lucian in der Renaissance, « Archiv fiir Litteraturgeschichte »,
XIV (1886), pp. 337-363.
2 P. Schultze, Lucian in der Literatur und Kunst der Renaissance, Dessau,
1906.
3 N. Caccia, Luciano nel Quattrocento in Italia - Le rappresentazioni e le
figurazioni, Firenze, 1907.
1 N. Caccia, Note su la fortuna di Luciano nel Rinascimento - Le ver
sioni e i dialoghi satirici di Erasmo da Rotterdam e di Ulrico Hutten, Milano,
s.d. (ma 1914).
X 2 4 G 0 4 9 3
8 LUCIANO E L’UMANESIMO
Lucien sur Vesprit de Thumanisme, vaste sujet qui n’a pas encore
été traité avec Vampleur qu’il mérite » 5; Cecil Grayson, pubblicando
due inediti dell’Alberti, rilevava che la « Musca s’inquadra nella
storia, in gran parte inedita, della imitazione umanistica di Lu
ciano »6.
Più di recente Gianvito Resta ha scritto : « Sulla rilevante
fortuna di Luciano presso gli umanisti manca una compiuta tratta
zione, ma difettano anche indagini su particolari aspetti e mo
menti » 7.
La mia ricerca è incentrata sull’Umanesimo italiano con due
deroghe: una informazione preliminare su Luciano nel Medioevo
e un cenno finale ad Erasmo.
5 P.-H. Michel, Un idéal humain au XVe siècle. La pensée de L. B. Al
berti (1404-1472), Parigi, 1930, p. 258, nota 2.
6 L.B. Alberti, Opuscoli inediti « Musca » « Vita S. Potiti », a cura di
C. Grayson, Firenze, 1954, p. 21.
7 G. Resta, Giorgio Valagussa umanista del Quattrocento, Padova, 1964,
p. 56, nota 2; anche J. Bompaire nella sua grossa monografia su Luciano,
Lucien écrivain - Imitation et création, Paris, 1958, p. 3 accenna a questo tipo
di ricerche.
PARTEΊ
LUCIANO NEL MEDIOEVO
Luciano nel Medioevo: cioè Luciano nella cultura bizantina.
Per quel che ne sappiamo, infatti, Lattanzio è l’ultimo autore
latino in cui si trovi nominato Luciano: « Lucianus qui diis et
hominibus non pepercit » l, e siamo agli inizi del IV secolo. Sei
secoli dopo, lo cita Liutprando nell’ Antapodosis, Libro I, cap. XII,
raccontando di uno scherzo compiuto dall’imperatore Leone; mentre
i soldati del corpo di guardia stanno dormendo, l’imperatore depone
sul petto di ciascuno una libbra di monete d’oro, ma uno di essi,
che finge di dormire, sottrae l’oro ai compagni; Leone chiede ai
soldati se abbiano avuto un sogno piacevole; di fronte al loro
silenzio si adira e il colpevole, per scongiurare quell’ira, racconta,
come se fosse un sogno, quel che ha visto e fatto da sveglio;
l’imperatore, allora, replica così : « Antehac σε ούτε μάντην ούτε
ονιροπολον, se ute mantin ute oniropolon, id est te neque divinum
neque somnii venditorem esse, audivi. Hanc vero rem nunc ita
aperte dixti, ut nihil circuitionis usus esses. Sed quia vigilandi
facultatem sive auspicandi scientiam habere non posses, nisi divino
tibi munere datum, seu verum sit, ut speramus, immo credimus,
seu falsum, καθώς ο Λουκιανός, cathos o Lukianos, id est sicut
Lucianus de quodam, dicit, quod dormiens multa reppererit, atque
a gallo exitatus nihil invenerit, tu tamen quicquid videris, quicquid 1
1 Lattanzio, Divinae Institutiones, libro I, De falsa religione, cap. IX,
P.L., 6, coi. 159; i primi libri delle Divinae Institutiones si ritengono com
posti nel 304 (cf. L. Salvatorelli, Storia della letteratura latina cristiana,
Milano, 1943, p. 117).
10 LUCIANO E L’UMANESIMO
senseris, quicquid etiam inveneris, tuum sit » 2. L’opera di Luciano
alla quale si riferisce l’imperatore Leone è il Gallus (par. 1). Il passo
mi sembra che dimostri più la estrema popolarità di Luciano a
Bisanzio che non la conoscenza di Luciano in Occidente; può darsi
che anche in altri casi si sia similmente esercitata l’influenza del
samosatense, come ha supposto C. M. Newlin3, ma si tratterebbe
sempre di episodi limitatissimi. Anche la presenza di Luciano nella
cultura italo-bizantina del XII e XIII secolo che documenteremo
alla fine di questo capitolo non modifica questo quadro: Luciano
è un autore assente dalla cultura latina medievale.
* $ #
Uno studio organico sulla fortuna di Luciano nella cultura
bizantina non è ancora stato fatto, né sarò io a farlo. Alcune
indicazioni però e alcuni rilievi in questo àmbito sono la premessa
necessaria ad una ricerca su Luciano e l’Umanesimo. Il punto di
partenza sarà necessariamente Fozio; nei secoli morti della lette
ratura bizantina anche Luciano era stato dimenticato; c’è una ce
sura di due secoli nella sua fortuna. All’inizio del VI secolo il
trattato della Calumnia era stato tradotto in siriaco da un certo
Sergio Resainita morto nella primavera del 5364; poi due secoli
di silenzio fino all’epoca di Fozio e di Areta, l’epoca del « primo
umanesimo bizantino ».
« Byzance, dans sa longue histoire, connut deux ‘ humanismes ’:
un humanisme d’avant les croisades, dont les débuts et le premier
épanouissement, aux IXe-Xe siècles, correspondent encore en Occident
à des temps d’obscurité, à peine traversés par le bref éclair de la
‘ renaissance carolingienne ’; et l’humanisme des Paléologue, XIII'-
XV' siècles, annoncé et préparé déjà sous les Comnène, pour le
quel se pose au contraire le problème des contacts avec l’Occident,
2 Liudprands von Cremona, Die Werke, a cura di J. Becker, Berlino,
1915, p. 14 (Monumenta Germaniae Historica, ed. G.H. Pertz, III, p. 279,
Hannover, 1839).
3 Lucian and Liutprand, in « Speculum », ottobre 1927, pp. 447-448.
* Baumstark, « Fleck. Ann. Suppl. », XXI (1895), p. 365.
LUCIANO NEL MEDIOEVO 11
des influences exercées et subies de part et d’autre, et des origines
de ce que nous nommons la Renaissance » 5.
Lasciando da parte il problema dell’uso della nozione di uma
nesimo in riferimento all’epoca bizantina, di cui del resto lo stesso
Lemerle è consapevole6, è certo che questi sono i due momenti
capitali di quella cultura. Dalle pagine che seguono credo che
risulterà con assoluta evidenza che Luciano fu in essi una delle
presenze più vive7.
Fozio
La Biblioteca di Fozio, « questa opera di cui si è potuto dire
che era la sola opera di storia letteraria che Bisanzio ci abbia
lasciata » 8, contiene una pagina su Luciano di straordinaria acu
tezza e lucidità; indubbiamente lo sforzo più intelligente compiuto
nell’ambito della cultura bizantina per capire l’autore dei dialoghi
dei morti. È una pagina che merita d’essere tradotta e discussa.
« Letti di Luciano Per Falaride e diversi Dialoghi dei morti e delle
cortigiane ed altri scritti di contenuto vario. In quasi tutte queste
opere deride comicamente quanto è tipico dei pagani: il loro er
rore e la loro stoltezza neH’immaginarsi gli dei; l’impeto sfrenato
verso la spudoratezza e l’incontinenza; le assurde opinioni e inven
zioni dei poeti stessi e il conseguente influsso negativo sulla vita
pubblica; la condotta sconcertante negli altri aspetti della vita e
le sue vicissitudini; i costumi arroganti dei filosofi stessi pieni sol
tanto di opinioni false e vuote; e insomma, come dicemmo, il suo
impegno è quello di costruire una specie di commedia in prosa
5 P. Lemerle, Le premier humanisme byzantin, Parigi, 1971, p. 7. -
6 P. 7, nota 1.
7 Le indicazioni fondamentali per la fortuna di Luciano in epoca bizan
tina si trovano in: a) R. Helm, Lukianos, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclo-
padie, XIII, 2, 1927, col. 1774: b) W. v. Christ-W. Schmid, Geschichte der
Griechischen Literatur, VI ed., Miinchen, 1924, II, 2, p. 742-43; c) K. Krum-
bacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, Miinchen, 18972, passim;
d) G. Brambs, Cber Citate und Reminiszenzen aus Dichtern bei Lucian and
einigen spàteren Schriftsteilern, Eichstatt, 1888 p. 57 ss.
8 Lemerle, p. 189.
12 LUCIANO E L’UMANESIMO
sui pagani. Sembra essere uno di quelli che non prendono assolu
tamente nulla sul serio; infatti, deridendo e schernendo le opinioni
altrui, egli stesso non propone una sua opinione positiva a meno
che non si dica che la sua opinione è proprio questa: non avere
opinioni su nulla. È poi eccellente nello stile, servendosi di un
vocabolario chiaro, proprio e che si distingue per efficacia. È amante
più di chiunque altro della nettezza e della purezza unite allo
splendore e ad una conveniente grandezza. La composizione è stata
realizzata così armoniosamente da lui che il lettore non ha la
sensazione di leggere prosa, ma che una melodia dolce, senza mu
sica propriamente detta, si instilli nelle orecchie degli ascoltatori.
E insomma, come dicemmo, il suo stile è eccellente e non conforme
agli argomenti che egli volle deridere comicamente. Che egli fosse
uno di quelli che non credono a niente, lo fa supporre anche l’in
testazione del libro; suona infatti così :
Questo libro l’ho scritto io, Luciano, esperto di antichità e di
stoltezze: sono stolte infatti anche le cose che sembrano sagge
agli uomini. Non c’è un pensiero certo fra gli uomini: ma quello
che tu ammiri, per altri è ridicolo » e.
Basta il confronto con il giudizio durissimo della Suda su
Luciano, di cui ci occuperemo fra poco, del tutto parziale e con
dizionato da motivazioni religiose, per capire l’equilibrio critico
raggiunto da Fozio. Lemerle ha individuato due atteggiamenti
diversi nel patriarca bizantino che possono aiutare a capire come
Fozio potesse giungere a questa misura: « Le traitement réservé
par Photius aux ouvrages profanes et aux ouvrages chrétiens est
différent. Aux profanes, en dehors de son gout si vif et tout médiéval
pour les mirabilia, pour les étrangetés vraies ou imaginaires du
grand livre de la création, il porte surtout un intérét philologique
et littéraire. Il ne se préoccupe guère, par exemple, d’apprécier
le degré de véracité d’un historien. Il exprime parfois un jugement
moral, qui d’une certame fagon est encore chrétien: contre l’astro-
logie et la divination qui s’opposent au libre arbitre ou contre
• Ho condotto la traduzione sul testo stabilito da R. Henry: Photius,
Bibliothèque, Tome II (codice 128), Paris, I960.
LUCIANO NEL MEDIOEVO 13
lindécence qu’il trouve dans le roman de Leukippè et Kleitophòn.
Mais le plus souvent, d’un ouvrage profane, ne sont discutés que
les qualités et les défauts formels. Pour un ouvrage touchant la
religion, Photius au contraire prend toujours parti sur le fond, et
toujours dans le sens le plus ortodoxe » 10 11. La motivazione storica
di questa « nouvelle attitude, apaisée, mesurée, à l’égard de la
littérature paienne », sta, secondo Lemerle, nel fatto che » le
triomphe de l’ortodoxie a rendu les chrétiens confiants et sereins » 11.
Tutto questo, naturalmente, non basterebbe di per sé a far nascere
un’opera come la Biblioteca di Fozio: quello che è specificamente
di Fozio e non della sua epoca è una straordinaria qualità di let
ture : tanto estese quanto intelligenti. Anche il « codice » relativo
a Luciano lo attesta; per quel che riguarda i testi letti, oltre al
Per Falaride e diversi Dialoghi dei morti e delle cortigiane, espres
samente indicati, sulla base dei codici 129 e 166, si può ritenere
che fra essi vi siano Lucio o l’asino e la Storia vera. Per quel che
riguarda l’intelligenza della lettura essa risulta evidente dall’aver
colto la dimensione teatrale di questi scritti (« una specie di com
media in prosa sui pagani »), dall’aver individuato nello scetticismo
di Luciano una positività del negativo (« egli stesso non propone
una sua opinione positiva a meno che non si dica che la sua posi
zione è proprio questa : non avere opinioni su nulla » ), dalla ricca
serie di osservazioni stilistiche.
Secondo Lemerle la composizione della biblioteca va collocata
intorno all’838 : Luciano è dunque presente dagli inizi nel primo
« umanesimo » bizantino. Non senza ragione R. Winter ha scritto:
« Ab hoc (la Biblioteca di Fozio) posterorum studia Luciani profecta
sunt atque ea per totum medium aevum ad aetatem usque rena-
scentium litterarum floruisse Photii ingenio debetur. Cum Photius
Luciani studio et amore teneretur (bibi. cod. 128), discipulos suos
suscitavit ac permovit, ut in haec studia se insinuarent » 12. Sotto
l’influenza di Fozio sembrano essere i versi dedicati a Luciano che
il Boissonade pubblicò sotto il nome di Leone il filosofo 13, anche
10 Lemerle, p. 194.
11 Lemerle, p. 196.
12 R. Winter, De Luciani scholiis quaestiones selectae, Lipsiae, 1908, p. 2.
13 F. Boissonade, Anecdota graeca, II, 1830, p. 472.
14 LUCIANO E L’UMANESIMO
se oggi la certezza dell’attribuzione non c’è più e i rapporti fra
Fozio e Leone il filosofo non sono accertati con chiarezza:
— Εις Λουκιανόν.
'Ρήτωρ, σοφιστής, άλλα καί λογογράφος,
'Ρήτωρ μέγιστος όλων τε των Ρητόρων,
'Ρήτωρ άγαθός, πρηστήριος τήν φύσιν,
'Ρήτωρ δεξιός, έμπλεως κομπασμάτων,
'Ρήτωρ άληθής τούς θεωνύμους όλους
Πιμπρών, άναιρών, έκτεφρών πολυτρόπως
λόγοις μυρίοις έν συνετω καρδίςι.
Questi versi sono l’espressione di un entusiasmo sincero e di una
ammirazione ingenua; proprio per questo sono una testimonianza
preziosa della popolarità di Luciano a Bisanzio. Accanto a lettori
acuti come Fozio, Luciano ne aveva altri meno scaltriti, ma non
meno appassionati, come appunto l’autore di questi versi. L’esame
dell’attività degli scoliasti chiarirà ulteriormente questa situazione.
Gli scolii a Luciano: Areta
Gli scolii a Luciano di epoca bizantina sono, insieme alle imi
tazioni, la testimonianza maggiore della sua fortuna in quest’epoca:
non tutti gli scolii a Luciano, però, sono di epoca bizantina. Il
problema della loro datazione è un’ardua questione filologica, ri
solta solo in parte; l’editore moderno degli scolii a Luciano, il
Rabew, ha dimostrato che essi non sono opera di un solo autore,
come pure si era creduto, e ha ritenuto che già prima dell’età di
Basilio e di Areta ne fossero stati composti. Su questa strada ha
proceduto il Winter, alle cui conclusioni conviene fare riferimento:
« Ea Luciani scholia, quae compluribus codicibus tradita sunt, pro
fecta sunt e commentariis antiquioribus, qui fortasse saeculo VI
aut priore orti e barbarie saeculorum VII et Vili in Photii manus
emerserunt. Byzantinorum aetate ea tantum scholia nata sunt, quae
Basilius, Arethas, Alexander adscripserunt, si doctrinam spectas exi-
14 H. Habe, Scholia in Lucianum, Lipsiae, 1906.