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I primi secoli di storia della religione cristiana in X
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un'esposizione concisa, ma completa e sistema- 95
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tica, scritta da uno dei più insigni storici del cri- 0-
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L
stianesimo. C
Partendo dalle radici ebraiche e dai princìpi fon-
damentali di una lettura critica dei testi sacri, Pin-
cherle illustra i processi di diffusione del cristia-
nesimo in Oriente e in Occidente, l'organizzazio-
ne della Chiesa primitiva, il rapporto tra cristia-
nesimo e impero romano, fino alla metà del V se-
colo.
Alberto Pincherle (1894-1979) è stato uno dei più
insigni storici del cristianesimo. Ha insegnato a
Roma e a Lima, in Perù. Tra le sue numerose
pubblicazioni ricordiamo: «Detti di Gesù» (1922),
«Sant'Agostino di Ippona» (1930), «La formazio-
ne teologica di S. Agostino» (1947), «Cristianesi-
mo antico e moderno» (1953) e, per i nostri tipi,
«Vita di Sant'Agostino» (19883).
ISBN 88-420-2599-2
1 1111111
9 788842 025993
BIBLIOTECA UNIVERSALE LATERZA
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© 1971, 1974, Gius. Laterza & Figli
Nella «Universale Laterza»
Prima edizione 1971
Seconda edizione completamente riveduta 1974
Nella «Biblioteca Universale Laterza»
Prima edizione 1985
Quinta edizione 1995
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Proprietà letteraria riservata
Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari
Alberto Pincherle
INTRODUZIONE
AL CRISTIANESIMO ANTICO
Editori Laterza 1995
Finito di scampare nel giugno 1995
nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli, Bari
CL 20-2599-X
ISBN 88-420-2599-2
PREFAZIONE
Questo volume ha una doppia origine: la scuola e la
divulgazione. Quanto alla prima esso risale idealmente ad
un certo Manuale introduttivo alla storia del cristianesimo
di cui fu pubblicata soltanto, nel 1925, la prima parte di
un primo volume, che in poco più di 350 pagine non
andava oltre, all'incirca, la metà del III secolo. Usciva dalla
scuola, in un duplice senso: come manifestazione collettiva
del gruppo di discepoli vicini a Ernesto Buonaiuti, che
ne scrisse la prefazione e si occupò di trovare l'editore
(il Cam pitelli, di Foligno); e mirava a fornire un sus-
sidio, fin da allora giudicato indispensabile, a chi inten-
desse dedicarsi a studi di storia religiosa. Veramente,
Buonaiuti accenna a questa esigenza come manifestata da
« un valentissimo insegnante di filosofia dei licei » — as-
sunto poco dopo ad una cattedra universitaria — Renato
Lazzarini; una noi scolari che seguivamo da anni i corsi di
Storia del cristianesimo nella Facoltà romana di lettere
(ho ricordato altrove le nude aule del Palazzo Carpegna)
sapevamo che non ci era stato facile, da principio, acqui-
stare quella preparazione generale che ci' .permettesse di
capire meglio, inserendoli in una visione generale, i sin-
goli corsi monografici. Il professore non tralasciava, quan-
do scrutando i visi degli ascoltatori ne avvertiva l'op-
portunità, d'inserire, a mo' di parentesi, chiarimenti e
indicazioni; e a chi gli si fosse avvicinato, o andasse a
visitarlo, nella casetta .— ora sostituita da una modernis-
sima — di via Giulio Alberoni, prestava libri con molta
larghezza. E v'era la sala di consultazione della Biblioteca
v
Casanatense; e v'era — inaugurata qualche anno prima
con solennità — la sala di studio della « Vittorio Ema-
nuele »: ritrovo di noi tutti studenti e studiosi.
Ma il procurarsi quel tanto, o poco, di conoscenze
non era stato agevole: né il liceo ci aveva fornito alcuna
preparazione utile. Per di più, tutto quello che leggevamo
— con rarissime eccezioni — era in lingua straniera.
Volevamo, ormai laureati o laureandi, giovare anche ad
altri; e, anche, cimentarci in compiti più vasti della disser-
tazione su un argomento ristretto. Da questo, il proponi-
mento per cui concordato, nell'estate del 1922, un piano
e distribuiti i compiti, ci mettemmo all'opera: Agostino
Biamonti, Anna De Micco, Ambrogio Donini, Maria Fer-
mi, Maria Monachesi, il sottoscritto, Maria Zappalà. Al-
cuni di essi non sono più tra noi, e primo a lasciarci fu
il migliore, come studioso e come uomo, Biamonti; ma
tanto gli ancora in vita, seppure ci si incontri di rado,
quanto gli altri, mi sono senza interruzione presenti nel-
l'affetto e nella memoria. Rivedo i visi di ciascuno, rivedo
San Donato.
Inoltre, il Manuale (altri compagni si sarebbero ag-
giunti a noi nel compilare i volumi successivi) sarebbe
venuto ad agiancarsi alla rivista, che decidemmo — e in
questo caso il maestro, pur invogliato, ricevette da noi
qualche spinta — di iniziare poco dopo: « Ricerche re-
ligiose ».
Tralascio tante altre vicende. Ero già da vari anni
ritornato all'insegnamento in Roma, quando dall'amico
e collega Pontieri mi venne l'invito a redigere, per
la Storia universale del solertissimo e cortesissimo editore
Gianfranco Vallardi, il capitolo sul Cristianesimo dalle ori-
gini a Gregorio Magno: che, per ottenere l'indispensabile
coordinamento con altre parti dell'opera, uscì, nel 1959,
da me stesso alquanto modificato rispetto alla stesura ori-
ginaria.
E ancora una volta, nella pratica dell'insegnamento,
quell'esigenza avvertita da tanto tempo si faceva sentire:
anzi, ancora più viva e impellente, nelle mutate condi-
zioni in cui si doveva svolgere l'insegnamento secondario
VI
e superiore, e con tutti quei problemi sui quali non mi
dilungherò qui, essendomi per vent'anni e più affaticato
a proporne soluzioni, che mi paiono ancora ragionevoli,
suggerite da lunga esperienza di studente, insegnante e
osservatore in Italia e fuori. Il fatto è che, in aiuto dei
giovani, e in costante consultazione con il gruppo di bravi,
volonterosi e concordi — nonostante diversità di forma-
zione e indirizzi; ma tutti ugualmente animati da serio
fervore per gli studi — collaboratori di Istituto, tentammo
varie vie: ma tanto opere pur di alto valore (citerò sol-
tanto quella del Lietzmann) quanto più modesti manuali
ad uso di Facoltà teologiche si mostravano, per un verso
e per l'altro, inadeguati. Poi, per consiglio degli stessi
collaboratori e generosa concessione dell'editore, furono
stampati a parte, e per esclusivo uso accademico, estratti
dal volume della Storia universale vallardiana. Testo an-
ch'esso per le ragioni indicate, bisognoso di rimaneggia-
menti. Che furono introdotti via via, in maniera alquanto
disordinata, in successive edizioni ciclostilate, con criteri
di strettissima economia, affinché potessero essere cedute
a prezzo di costo.
E ora, lasciato l'insegnamento, mi sono trovato di
fronte alle stesse pressioni dei miei compagni di lavoro
d'un tempo e del mio carissimo e bravissimo successore.
Ho finito col cedere; ho letto, riletto, riordinato, riscritto.
Ecco il risultato. Non sono ancora in grado di giudicarne.
Ho dovuto lavorare celermente, come un complesso di
circostanze esigeva; tenendo in conto altresì che ormai in-
segnamento universitario (salvo l'istituendo " dottorato di
ricerca ", ossia ciò che in progetti del 1920-22 era chiamato
" laurea scientifica ") e divulgazione seria, per lettori seri,
di fatto coincidono.
Ho mirato a due scopi: essere, per quanto possibile,
chiaro e breve pur senza tralasciare alcunché di importante,
e nello stesso tempo evitando di entrare, quando non mi
sembrasse veramente utile, in dettagli; e indicare quando
e dove vi è controversia. Su diversi punti apparirò, a chi
se ne intende, molto, forse troppo, « conservatore », anti-
quato, superato. Ma anche in ciò mi ha giovato, credo.
VII
l'esperienza. Ho assistito a troppe ventate di entusiasmo
per certe, reali o credute, scoperte: rapide vampate, pre-
sto spente o ridotte a, benché non inutile, brace. Talvolta,
lo confesso, non ho rinunciato a esporre qualche veduta
personale. So che vi sono, nell'esposizione, squilibri e
scompensi, o che possono sembrare tali. Ma l'importanza
d'un argomento non si può misurare sempre con l'am-
piezza dello spazio destinato ad esporlo: come in un'enci-
clopedia (e anche questa è esperienza personale), una
colonna di stampa per uno, e una colonna per un altro.
Ciò vale come indicazione generale: di fatto, per uno
possono bastare poche righe, per rendere l'altro compren-
sibile occorre di più. Specialmente quando si tratta di
cose, su cui non si può attendersi che vengano comprese
da chi non ne aveva mai sentito parlare.
Un vivissimo ringraziamento devo a Maria Grazia Mara
e a Francesco Pitocco — cari vecchi amici nell'Istituto —
per l'aiuto prestatomi nella correzione delle bozze, e per
utili suggerimenti, specialmente alla prima.
A. P.
Che questo libretto corrispondesse agli scopi dichia-
rati mi sembra comprovato dall'accoglienza che ha avuto.
Lo ripresento dunque, correggendo alcune sviste (altre
ne sono certo rimaste) e con pochi ritocchi o aggiunte.
Si sarebbe potuto fare di più; ma a rischio di alterare il
carattere di « introduzione ».
A. P.
Giugno 1973.