Table Of ContentISSN 1120-9755
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ANNO XXVI DICEMBRE 2011
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rivista di storia arte cultura
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Editoriale
6
Novecento privato. Arte italiana con vista su Padova
Elisabetta Vanzelli
10
Giovanni Brunacci verseggiatore
Giorgio Ronconi
15
Antonio Triva: un pittore reggiano tra Padova e Venezia
Vincenzo Mancini
20
Goldoni a Bagnoli nel teatro dei Widmann
Gianluigi Peretti
25
Perchè l’archeologia industriale
Guglielmo Monti
29
Il simbolismo italiano a Palazzo Zabarella
Mirco Zago
33
La Fiera delle Parole
Barbara Codogno
36
Il colore dell’oro
Paolo Pavan
38
Il Giardino dei Giusti del mondo di Padova
39
Rubriche
56
I lettori ci scrivono
Rivista bimestrale • Anno XXVI • Fascicolo 154 • dicembre 2011
Rivista di storia, arte e cultura
dell’Associazione “Padova e il suo territorio”
Presidente: Vincenzo de’ Stefani
Vice Presidente: Giorgio Ronconi
Consiglieri: Salvatore La Rosa, Oddone Longo, Mirco Zago
Direzione: Giorgio Ronconi, Oddone Longo
Redazione: Gianni Callegaro, Maria Rosa Davi, Paolo Maggiolo, Paolo Pavan,
Elisabetta Saccomani, Luisa Scimemi di San Bonifacio, Mirco Zago
Consulenza culturale
Antonia Arslan, Andrea Calore, Francesco Danesin, Pierluigi Fantelli,
Francesca Fantini D’Onofrio, Sergia Jessi Ferro, Elio Franzin, Donato Gallo,
Claudio Grandis, Giuseppe Iori, Salvatore La Rosa, Giuliano Lenci,
Vincenzo Mancini, Luigi Mariani, Maristella Mazzocca, Luciano Morbiato,
Gilberto Muraro, Antonella Pietrogrande, Giuliano Pisani, Gianni Sandon,
Francesca Maria Tedeschi, Paolo Tieto, Rosa Ugento, Roberto Valandro,
Francesca Veronese, Gian Guido Visentin, Pier Giovanni Zanetti
Enti e Associazioni economiche promotrici
Amici dell’Università, Amici di Padova e il suo territorio,
Camera di Commercio, Cassa di Risparmio del Veneto,
Banca Antonveneta, Comune di Padova,
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo,
Regione del Veneto, Unindustria Padova
Associazioni culturali sostenitrici
Amici del Museo, Amici della Musica, Amissi del Piovego
Associazione “Lo Squero”, Associazione Italiana di Cultura Classica,
Casa di Cristallo, Comitato Difesa Colli Euganei,
Comunità per le Libere Attività Culturali,
Convegni Maria Cristina, Ente Petrarca, Fidapa,
Gabinetto di Lettura, Gruppo del Giardino Storico dell’Università di Padova,
Gruppo “La Specola”, Gruppo letterario “Formica Nera”,
Italia Nostra, Istituto di Cultura Italo-Tedesco, Progetto Formazione Continua,
Società “Dante Alighieri”, Storici Padovani, The Andromeda Society, UCAI,
Università Popolare, U.P.E.L.
Progettazione grafica
Claudio Rebeschini
In copertina: Cesare Laurenti, Studio per danzatri-
Realizzazione grafica ce (1904), Musei Civici di Padova, Museo d’Arte,
Gianni Callegaro Fondo Laurenti. L’originale, distrutto, faceva parte
degli affreschi della Sala ristorante dello Storione di
Padova.
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Direttore responsabile: Giorgio Ronconi
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manoscritti, le foto ed i disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti.
Come ogni altra città. anche Padova ha modificato attraverso il
tempo, in misura più o meno rilevante, più o meno irreversibile, il
proprio aspetto esterno (e interno), in meglio o in peggio (e più spes-
so in peggio). Uno dei casi più macroscopici di mutazione negativa fu
quello subito, nel centro della città, dall’Hôtel Storione, la cui memo-
ria diretta è affidata ormai ai cittadini, o ai visitatori, nati non oltre
il 1940 o giù di lì: è infatti ai primi anni ’60 che risale la sua improv-
vida, maldestra distruzione. In luogo del glorioso albergo, raso lette-
ralmente al suolo, venne eretto, fra il Pedrocchi e il Palazzo centrale
dell’Università, l’attuale sede della Banca Antonveneta, su progetto
di Gio Ponti, destinata a cancellare la stessa memoria della primitiva
installazione, in un luogo, il “Canton del Gallo” che più centrale di
così non poteva essere. Non si trattò solo di una scelta architettonica
e urbanistica, ma economica: le banche estendevano il loro potere, sia
locale che globale, a scapito delle strutture di ospitalità e convivialità.
A loro volta, in tempi recentissimi, saranno gli alberghi a prendersi la
rivincita, moltiplicandosi al di là di ogni ragionevole bisogno intorno
alla via per Venezia: col benefico effetto economico di un abbattimento
dei prezzi per via della reciproca concorrenza.
Ma ritorniamo allo “Storione” perduto: perduto integralmente
nella parte muraria, e in buona parte anche in quella ornamentale,
che era ricchissima all’interno nella grande sala da pranzo del pian
terreno, ma anche in quelle superiori, abbellite tutte dagli affreschi di
Cesare Laurenti (1854-1939). Nulla di paragonabile allo “Storione”,
nel campo dell’arte Liberty, esisteva nel Veneto. Ma negli anni ’60 lo
stile “Liberty”, variante nazionale tardiva della viennese “Sezession”,
non era ritenuta meritevole di conservazione. Così, per salvare qual-
cosa, gli affreschi vennero strappati, ma con esiti disperanti, perché,
dopo lo strappo, le superfici frescate non ressero e si sbriciolarono.
Attualmente, tre pannelli salvati sono esposti all’interno della
Banca Antonveneta, mentre altri frammenti non staccati sono visibi-
li ai piani superiori dell’edificio, nella parte non demolita che dà su
piazza delle Erbe. Nella prospettiva esterna, il palazzo dello Storio-
ne aveva un aspetto piuttosto conformistico, in linea con le tendenze
classicistiche e insieme eclettistiche del tempo, ma non senza scelte
innovative come le paraste scanalate che si richiamavano alla facciata
orientale del Pedrocchi, una scelta questa funzionale ad un inserimen-
to nell’insieme circostante, del tutto assente nel palazzo di Gio Ponti.
È vero che altri scempi urbanistici furono perpetrati anche in seguito,
ma ci piace illuderci pensando che oggi il palazzo Storione verrebbe
trattato col dovuto rispetto.
Oddone Longo 5
Elisabetta Vanzelli
Novecento privato.
di
Arte italiana
Elisabetta
Vanzelli
con vista su Padova
È il titolo della mostra che nell‘ambito della rassegna RAM, Ricerche Artistiche
Metropolitane, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova ha allestito nelle
sale espositive del Centro Culturale Altinate/San Gaetano.
Concepita come riepilogo storico rispetto pianificato il ripristino dello stabile ad
alle tendenze artistiche italiane matura- opera di Gio Ponti, nel gennaio 1962 si
te nella prima metà del secolo scorso, procede allo strappo degli affreschi, dan-
la mostra curata dalla critica e storica neggiandone irrimediabilmente le condi-
dell’arte Virginia Baradel è una rasse- zioni fino al totale sgretolamento certifi-
gna contrassegnata da criteri di scelta cato nel 1965.
non convenzionali, o quantomeno insoliti, In anni più o meno contemporanei alla
incentrati, da un lato, sul collezionismo decorazione dello Storione figurano in
privato di ambito territoriale e, dall’altro, città due presenze, di lì a poco fonda-
sul legame che unisce l’artista alla città di mentali per le future sorti artistiche del
Padova. paese, che prendono parte, insieme allo
Scopo della mostra è dunque quello di stesso Laurenti e a Ugo Valeri, presenza di
offrire nuovi spunti di riflessione intorno rilievo tra gli artisti del luogo, alla mostra
a un percorso che, pur delineato sulla base “I sette peccati” coordinata dal Circolo
di un tradizionale avvicendamento crono- Filarmonico Artistico di Padova: sono
logico di personalità e correnti artistiche, Umberto Boccioni e Felice Casorati.
evolve verso piani di lettura alternativi, Boccioni, che viveva a Roma e fre-
conosciuti solo sporadicamente o per lo quentava lo studio di Balla insieme a
più trascurati dal grande pubblico. Severini, era di casa a Padova poiché vi
Figura come capitolo d’apertura dell’in- raggiungeva, almeno una volta all’anno,
tera esposizione la decorazione del risto- la madre e la sorella che vi risiedevano
rante Storione eseguita da Cesare Lau- stabilmente. La pittura di quegli anni
renti nel 1905, in concomitanza ad un (1904-07), ancora distante dai successivi
più ampio programma di ripianificazione esiti futuristi, approfondisce l’accensio-
urbanistica della città, maturato all’inter- ne cromatica divisionista e vagheggia
no di quel clima Liberty che coinvolge risonanze simboliste sperimentando, di
l’Italia, in ritardo rispetto agli altri paesi fatto, una consapevolezza pittorica nuova,
europei, tra gli ultimi decenni del secolo intellettualizzata, che supera storicismi
XIX e gli inizi del XX. accademici e imposizioni veriste di fine
L’eleganza e la scorrevolezza ritmica secolo.
e descrittiva con cui l’artista procede – Casorati, al contrario, viveva a Padova
Laurenti realizza fasce decorative lignee, fin dal 1896, aveva compiuto studi in
marmoree e dipinte a tempera, ornamenti ambito giuridico e seguito lezioni private
in stucco dorato e ceramica, e lampadari di pittura presso lo studio di Giovanni
in ferro battuto – legittimeranno lo Sto- Vianello ed era solito a frequentazio-
rione come eccellenza Liberty del Veneto, ni blasonate ed elitarie, di cui danno
disgraziatamente destinata ad una sorte prova i diversi ritratti esposti in mostra.
infausta nella seconda metà del secolo: Sono opere caratterizzate da uno stile
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Novecento privato. Arte italiana con vista su Padova.
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idealizzante, ancora intriso di suggestioni Bortolo Sacchi presente all’Hotel Excel- 1. Umberto Boccioni,
Ritratto della sorella, 1904.
Jugendstil, tuttavia già portatrici di quel sior del Lido tra i rifiutati alla Biennale
principio di sperimentazione cromatico- nell’edizione del 1914.
2. Gino Rossi,
compositiva che verrà definendosi nel In aperta dialettica al contesto capesa- Casetta nella pineta, 1909-1912.
corso degli anni a seguire. rino appena delineato, seppure ad esso
La sezione della mostra dedicata al parallelo, si diffonde a inizio Novecento
trionfo della stagione di Ca’ Pesaro, all’e- uno spiritualismo psicologico ed esoterico
poca presieduta dal giovane direttore fer- dai tratti espressivi sofferti e misteriosi,
rarese Nino Barbantini, mette in luce il sprofondati nel dominio del “terrifico”,
rinnovamento artistico di inizio secolo proselite della poetica simbolista fin de
verificatosi, in concomitanza alla Bien- siècle. Si indagano con attenzione e tra-
nale Internazionale d’Arte, ad opera di un sporto introspezioni psichiche ed incon-
gruppo di giovani artisti rientrati in Italia sce, tradotte attraverso una puntualità
in seguito a periodi di studio o aggiorna- descrittiva che oscilla – si vedano le opere
menti d’oltralpe. esposte in mostra – da un post-impres-
Capifila del rinnovamento, Gino Rossi sionismo di intonazione fauve (Lorenzo
e Arturo Martini elaborano un sintetismo Viani) ad un gusto secessionista e Liberty,
intensamente cromatico il primo, pro- quasi gotico nella descrizione delle figure
fondamente segnato dai viaggi compiuti (Adolfo Wildt), ad esiti che preannuncia-
a Parigi, in Bretagna e nei Paesi Bassi e no per gusto e tematica il Surrealismo del
una capacità di sintesi plastica intensa e XX secolo (Alberto Martini).
drammatica il secondo, assimilata durante Quanto al capitolo della mostra dedicato
il periodo di studi trascorso alla scuola a Ubaldo Oppi, esso introduce alla grande
monacense di Adolf von Hildebrand. stagione del Novecento Italiano, movi-
In modo del tutto analogo guardano alle mento lanciato dalla Sarfatti nel 1922
modernità secessioniste e simboliste d’ol- nell’intento di ottenere da parte di Musso-
tralpe Umberto Moggioli e Tullio Garbari, lini il riconoscimento come arte ufficiale
orientati entrambi ad un confronto con il del regime. Oppi, che ne fu protagonista
vivace cloisonnisme di Rossi; Teodoro indiscusso fin dai suoi esordi – aderisce
Wolf Ferrari e Adolfo Callegari ambedue infatti ad una prima compagine cosiddetta
rimpatriati in seguito a studi compiuti a “dei Sette” insieme a Bucci, Dudreville,
Monaco; Angelo Mario Crepet e Guido Funi, Malerba, Marussig e Sironi – medita
Marussig; ed ancora Mario Cavaglieri, un recupero della grande tradizione ita-
post-impressionista raffinato e corposo; liana quattrocentesca all’indomani della
Vittorio Zecchin interprete di un Liberty guerra, avvicinandosi, per rigore formale
fortemente eclettico e personale, fondato ed equilibrio compositivo, a soluzioni
sulle lezioni di stile di Klimt e Jan Toorop; linguistiche proprie del Realismo magico 7
Elisabetta Vanzelli
e della Nuova oggettività tedesca. Negli 3. Arturo Martini, Tito Livio,
Bozzetto, 1942.
anni immediatamente seguenti (1926 –
1932), l’artista prende parte alle edizioni
della Triveneta nel periodo tra le due guer-
re e all’Esposizione Internazionale d’arte
sacra del 1931-32.
All’aprirsi del nuovo decennio, di
contro a una concezione individualista
dell’arte e a una pittura da cavalletto
oramai considerata forma artistica bor-
ghese in declino, ritorna il fenomeno del
muralismo, vale a dire l’espressione di
un’arte pubblica per eccellenza, sorretta
da finalità didattiche e da ideologie di
ordine politico, sociale, morale. 3
Prende avvio all’interno di questo clima
l’imponente opera di ristrutturazione
dell’impianto universitario promossa dal
rettore Carlo Anti e coordinata da Gio veneti Casarini, Dandolo, De Poli, Fasan,
Ponti, che diffonde una tipologia di rea- Mascherini, Morato, Pendini, Perissinotto
lismo celebrativo tanto delle proprietà e Zancanaro.
stilistiche quanto di quelle simboliche e Segue un capitolo dedicato al movimento
ideali dei soggetti narrati. del secondo futurismo verificatosi negli
Rappresentanti di questo ritorno al anni tra le due guerre, suddiviso in due fasi:
classicismo sono i nazionali Campigli, un primo momento in cui prevale l’analisi
Ferrazzi, Funi, De Pisis, Arturo Marti- sintetica e una seconda fase di stampo
ni, Saetti e Severini, e insieme a loro i più propriamente meccanico, laddove la
4. Lorenzo Viani,
La signora del crisantemo,
1911 ca.
5. Massimo Campigli,
Donne che impongono
il cappello, 1940.
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Description:Società “Dante Alighieri”, Storici Padovani, The Andromeda Society, UCAI,. Università Panda Edizioni, Padova 2011, pp. 71. La passione d'un