Table Of ContentModelli politici
di Roma antica
Luca Pezzi
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Carocci editore Studi Superiori
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Carocci editore Studi Superiori
Quali istituzioni politiche hanno accompagnato e determinato
la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Che cosa conosciamo
del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono stati
i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica
della quale siamo debitori? In base a quali suggestioni, invece,
per secoli si è reinterpretato, attualizzato e, non da ultimo,
strumentalizzato il vincente -e avvincente -"modello romano"
nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la comprensione
di concetti politici d'indubbia attualità non può prescindere
dallo studio di Roma antica? Tenendo presenti questi interrogativi
di fondo, l'autore propone una guida sintetica al complesso sistema
politico-istituzionale romano: un sistema che, lungi dall'essere morto
o troppo lontano, offre ancora molti spunti di riflessione.
Luca Fezzi insegSntao rrioam anpar esls'oU nivedresgiSlttiàu ddiiP adova.
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ISBN 978-88-430-7621-5
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€ 16,00 9 788843 076215
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Luca Fezzi
Modelli politici
di Roma antica
Carocci editore
•
1 ristampa, ottobre 2015
•
1 edizione, aprile 2015
©copyright 2015 by Carocci editore S.p.A., Roma
Finito di stampare nell'ottobre 2015
da Grafiche VD srl, Città di Castello (PG)
ISBN 978-88-430-7621-5
Riproduzione vietata ai sensi di legge
(art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633)
Senza regolare autorizzazione,
è vietato riprodurre questo volume
anche parzialmente e con qualsiasi mezzo,
compresa la fotocopia, anche per uso interno
o didattico.
Indice
Introduzione 9
I. La monarchia, tra leggenda e interpretazioni (ca 753-
509 a.C.) 13
I.I. Sette personaggi misteriosi 13
I.2. I momenti della monarchia 15
1.2..1. Romolo e la civitas I 1.2..2.. Gli altri re della fase latino-sabina I
1.2..3. La grande Roma dei Tarquini I 1.2..4. Da una congiura dome-
stica a un nuovo ordine
2. La publica, dalle origini ai Gracchi (ca 509-134 a.C.) 35
res
2.I. Tre secoli e mezzo di equilibrio, Polibio, Cicerone e i
moderni 35
2.2. Eventi e problemi politici 37
2..2..1. Dalla monarchia al consolato I 2..2.,2.. Il conflitto patrizio-plebeo
(ca 509-367) I 2..2.3. La gloriosa epoca della nobilitas patrizio-plebea
2.3. Il sistema politico-istituzionale 48
2..3.1. Le assemblee del popolo, la civitas, la /ex publica e il processo
comiziale I 2..3.2.. Le magistrature I 2..3-3. Il senato I 2..3.4. L'orga-
nizzazione dell'Italia conquistata I 2..3.5. Le provinciae, i publicani, il
senato e le quaestiones de repetundis
3. Fenomenologia di una crisi: dai Gracchi ad Azio (133-
31 a.C.) 77
3.1 Consolidamento dei personalismi e degenerazione del
sistema 77
7
MODELLI POLITICI DI ROMA ANTICA
3.2. Eventi e problemi politici
p.1. Dai Gracchi a Silla (133-79) I 3.2..2.. Dalla crisi della "costitu
zione sillana" alla morte di Cesare ( 79-44) I 3.i..3. Dalla morte di
Cesare ad Azio (44-31)
3.3. I mutamenti del sistema politico e istituzionale I04
3.3.1. Assemblee popolari I 3-3.2.. Magistrature I 3.3.3. Senato I
3.3+ Le quaestiones I 3.3.5. L'Italia e le provinciae
4. Il principato: tra continuità e cesure (ca 30 a.C.-284 d.C.) III
4.I. Lo svuotamento delle istituzioni repubblicane, il prin
cipato e la sua crisi III
4.2. Eventi e problemi politico-istituzionali Il3
4.i..1. Augusto e il suo potere I 4.i..i.. La successione e la dinastia
giulio-claudia ( 14-68) I 4.i.+ La "prima anarchia militare" e la di
nastia flavia (68-96) I 4.i..4. La "monarchia adottiva" e Commodo
(96-193) I 4.i..5. La "seconda anarchia militare" e i Severi (193-i.35) I
4.i..6. La "terza anarchia militare" (i.35-i.84)
4.3. Il nuovo sistema politico e istituzionale I29
4.3.1. Il princeps I 4.p. Le assemblee popolari I 4·3-3· La classe diri
gente/ 4.3+ Laleggeelagiustizia/ 4.3.5. Le finanze/ 4.3.6. Roma/
4.3.7. L'Italia I 4.3.8. Le provinciae I 4.3.9. L'esercito I 4.3-10. La
III
crisi del sec.
5. All'ombra del "dominato" (ca 285-476 d.C.)
5.I. Il nuovo sistema
5.2. Eventi e problemi politici
5.i..1. Diocleziano, la diarchia e la tetrarchia I 5.2..2.. Costantino I
5.i..3. Dai figli di Costantino a Teodosio (337-39i.) I 5.i.+ Da Arca
dio e Onorio a Romolo Augustolo (39i.-476)
5.3. Il nuovo sistema politico e istituzionale
5.3.1. Il dominus I 5.3.i.. Gli istituti del potere centrale I 5-3-3· Roma,
Costantinopoli, le altre sedi imperiali, il senato e le magistrature I
5.3.4. Il controllo del territorio I 5.3.5. La fiscalità e l'economia I
5.3.6. Laleggeelagiustizia/ 5.p. L'esercito/ 5.3.8. La politica religiosa
Glossario I73
Bibliografia 177
8
Introduzione
Quale tra gli uomini è così sciocco o indolente da non
voler conoscere come e grazie a quale genere di regime
politico quasi tutto il mondo abitato sia stato assog
gettato e sia caduto in nemmeno 53 anni interi sotto il
dominio unico dei romani, cosa che non risulta esse
re mai avvenuta sinora? O ancora, chi è appassionato
di qualche altro argomento o di qualche altra scienza
tanto da considerarli più utili di questa conoscenza?
Polibio, Storie, 1,1,5-6
(trad. M. Mari)
Quali istituzioni politiche hanno accompagnato - e quindi determi
nato - la straordinaria vicenda storica di Roma antica? Cosa cono
sciamo del loro funzionamento e della loro evoluzione? Quali sono
stati i principali interrogativi della lunghissima tradizione esegetica
della quale siamo, più o meno consapevolmente, debitori? In base
a quali suggestioni, invece, per secoli si è reinterpretato, attualizza
to e, non da ultimo, strumentalizzato il vincente - e avvincente -
"modello romano", nelle sue varie declinazioni? Per quali ragioni la
comprensione di concetti politici d'indubbia attualità - come im
perialismo o repubblicanesimo - non può prescindere da quella di
Roma antica?
È a partire da queste domande che affronteremo la complessa realtà
politico-istituzionale romana: realtà che, lungi dall'essere qualcosa di
morto o lontano, pare ancora in grado di far riflettere.
La principale sfida consiste nel dover delineare, a posteriori, un si
stema basato sull'evidenza storica. Roma, infatti, non ha mai avuto una
"costituzione" e, «più di ogni altro Stato, si è formata ed è cresciuta
naturalmente» (Polibio, Storie, 6,9,13). Non è neppure stata oggetto,
nell'antichità, di riflessioni politiche paragonabili a quelle che hanno
interessato il mondo greco.
Roma non è stata, neppure, una realtà immobile. Dalla fondazio
ne dell'Urbe - a opera del mitico Romolo nell'altrettanto mitico 21
aprile del 753 a.C. - sino alla "fine" della romanitas occidentale - in
genere fatta coincidere con la deposizione del giovane imperatore Fla
vio Romolo Augusto (detto poi Augustolo) da parte del germano Fla
vio Odoacre (476 d.C.) - trascorsero più di 12 secoli. In tale lasso di
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MODELLI POLITICI DI ROMA ANTICA
tempo, attraverso graduali ma non lievi trasformazioni, la città-stato
dei sette colli costituì un'entità giunta a controllare - alla sua massima
espansione, nel 117 d.C. -una superficie tra i 5 e i 6 milioni di chilome
tri quadrati. Poco più di un quarto dell'ex Unione Sovietica tra il 1945
e il 1991> e poco più di un sesto dell'Impero britannico nel 1922, ma
pur sempre, per estensione, uno tra i maggiori imperi dell'antichità,
disposto su tre continenti e, soprattutto, attorno al ricco, densamen
te e variamente popolato bacino del Mediterraneo. Fu soprattutto la
"durata" a rendere possibile la "romanizzazione" di ampie regioni, che
lascia tuttora testimonianze indelebili.
Dal punto di vista della "ricezione", il fenomeno politico-istituzio
nale romano è stato altrettanto importante.
Ciò è più che palese nel caso del diritto, in primis nella sua com
ponente privatistica, probabilmente la creazione più fortunata del
la romanitas. La giurisprudenza latina ha infatti costruito una realtà
omogenea, che -grazie anche al successivo ordinamento giustinianeo -
ha conservato, reinterpretandole, le stratificazioni di oltre un millen
nio. Gli insegnamenti del cosiddetto corpus iuris civilis* (529-534) per
meano tutto il diritto dell'Europa continentale, soprattutto grazie a
innumerevoli riprese: con il Sacro romano impero, il prerinascimento
italiano, le scuole dei glossatori e dei commentatori, la scuola tedesca
del "diritto naturale", le codificazioni sintetiche successive alla Rivolu
zione francese (tra cui quella passata alla storia come Code Napoléon,
entrata in vigore con legge del 21 marzo 1804), e infine con la reazione
tedesca in chiave storicistica, che diede vita a un sistema esegetico tut
tora imprescindibile.
Da un punto di vista più propriamente politico, anche dopo il 476
Roma ha costituito, per l'Occidente, un assai meno sistematico ma al
trettanto ambìto modello di ordine, stabilità e successo. Per secoli i
governanti hanno guardato a essa come a un ideale, muovendosi tra
dubbie continuità e improbabili rinascite, senza far mancare esiti in
fausti. Del resto, anche dal ben più autorevole punto di vista della ri
flessione istituzionale e politica si deve prendere atto di un'influenza
mai venuta meno. Organismi e procedure palesemente ispirati a quelli
antichi hanno contribuito a determinare, in innumerevoli contesti, le
regole del gioco. Il pensiero politico ha poi reinterpretato Roma con
costanza tale da permetterci di guardare alle infinite letture della stes
sa come a uno straordinario indice dei mutamenti di sensibilità. Tale
influenza, chiarissima per esempio in Dante (1313), Machiavelli (1531),
IO
INTRODUZIONE
Montesquieu (1734 e 1748) o Rousseau (1762), si è gradualmente ri
dotta solo a partire dalla Restaurazione.
Pensatori quali Constant (1819 ), Hegel (1837) e Marx (1845 e 1852)
hanno quindi sottolineato le molte differenze tra antichità e moder
nità: di natura politica (la partecipazione del cittadino al processo de
cisionale, in contrasto con la moderna rappresentanza), culturale (il
peso della religione civica e del militarismo nella città-stato antica) ed
economica (il sistema di produzione schiavistico, preindustriale e pre
capitalista).
Sull'alterna fortuna politica del modello romano ci dovremo per
forza limitare, nel corso della trattazione, a brevissimi cenni. Vale qui
la pena ricordare invece che la cesura teorica sorta con la Restaurazio
ne non ha tuttavia intaccato l'interesse per lo studio delle istituzioni,
sino all'Ottocento incentrato soprattutto sull'età imperiale e sulle co
dificazioni, prime fra tutte il Codice teodosiano* e il cosiddetto corpus
iuris civilis. Una riscoperta della repubblica, in chiave istituzionale, si
è avuta a partire dal Diritto dello Stato romano (1871-87) di Theodor
Mommsen (1817-1903), padre dello studio moderno di Roma antica e
premio Nobel per la letteratura nel 1902. L'indagine, da allora, è dive
nuta sempre più "scientifica". Sono altresì sorte nuove tendenze, spesso
critiche nei confronti di un'opera e di un metodo che hanno rischiato
di modernizzare, alla luce dell'anacronistico concetto di Stato, quella
realtà lontana, così come di "congelare" in schematismi giuridici feno
meni di grande complessità. Ai primi del Novecento ha preso piede
una lettura politica di carattere sociologico e soprattutto prosopogra
fico, attenta alle élite. Si sono affermate nel contempo letture d'ispira
zione socialista, particolarmente sensibili al ruolo della plebe, e mar
xista, particolarmente concentrate sul tema della schiavitù. Vari e di
diversa natura sono stati poi gli sguardi interessati alla Roma "imperia
listà' e alla "romanizzazione". Si è quindi sviluppata, sempre nel corso
del Novecento e anche grazie ai progressi dell'epigrafia, un'attenzione
particolare per la "periferia", vale a dire per le diverse regioni dell' impe
ro. Più recenti ma non meno centrali sono state le ricadute, anche negli
studi politico-istituzionali, del dibattito sul "tardoantico': con le sue
continuità e cesure, tra antichità e medioevo. L'elenco, naturalmente,
potrebbe essere ben più lungo; anche in questo caso ci dovremo limi
tare, nel corso della trattazione, a brevi cenni.
Vale qui la pena ricordare che, sebbene lo studio delle istituzioni
politiche romane sia divenuto sempre più "scientifico", non per que-
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